Life skills per i nuovi manager
Prendo spunto dall’articolo apparso sul sole 24 ore, a cura di Simone Sandre e Maurizio Agnesa, dal titolo “Il manager moderno tra punti di forza e aree di miglioramento”. I due autori fanno un interessante parallelismo tra le skills for life dell’OMS e le competenze dei nuovi manager.
Ricordiamo che l’OMS indicò i life skills come le abilità personali e relazionali come necessarie per governare i rapporti con il resto del mondo e per affrontare positivamente la vita quotidiana. L’intento dell’Organizzazione era quello di rivolgersi ai ragazzi e consentire loro di affrontare, in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità. Quindi si tratta di far acquisire quelle conoscenze, abilità, competenze e quei modi di essere che aiutano a diventare una persona, un cittadino, un lavoratore responsabile, partecipe alla vita sociale, capace di assumere ruoli e funzioni in modo autonomo, in grado di saper affrontare le vicissitudini dell’esistenza. L’OMS pubblica nel 1993 il Documento “life skills education in schools” che contiene l’elenco delle abilità personali e relazionali utili per gestire positivamente i rapporti tra il singolo e gli altri soggetti.
Tali competenze sono facilmente riconducibili (e più che mai attuali) nelle caratteristiche del manager di successo.
In sintesi le competenze da svilupparsi sono definibili:
- Capacità di leggere dentro se stessi (Autocoscienza): conoscere se stessi, il proprio carattere, i propri bisogni e desideri, i propri punti deboli ed i propri punti forti; è la condizione indispensabile per la gestione dello stress, la comunicazione efficace, le relazioni interpersonali positive e l’empatia;
- Capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri (Gestione delle emozioni): “essere consapevoli di come le emozioni influenzano il comportamento” per “riuscire a gestirle in modo appropriato” ed a regolarle opportunamente;
- Capacità di governare le tensioni (Gestione dello stress): saper conoscere e controllare le fonti di tensione “sia tramite cambiamenti nell’ambiente o nello stile di vita, sia tramite la capacità di rilassarsi”;
- Capacità di analizzare e valutare le situazioni (Senso critico): saper “analizzare informazioni ed esperienze in modo oggettivo, valutandone vantaggi e svantaggi, al fine di arrivare a una decisione più consapevole”, riconoscendo e valutando “i diversi fattori che influenzano gli atteggiamenti e il comportamento, quali ad esempio le pressioni dei coetanei e l’influenza dei mass media”;
- Capacità di prendere decisioni (Decision making): saper decidere in modo consapevole e costruttivo “nelle diverse situazioni e contesti di vita”; saper elaborare “in modo attivo il processo decisionale può avere implicazioni positive sulla salute attraverso una valutazione delle diverse opzioni e delle conseguenze che esse implicano”;
- Capacità di risolvere problemi (Problem solving): saper affrontare e risolvere in modo costruttivo i diversi problemi che “se lasciati irrisolti, possono causare stress mentale e tensioni fisiche”;
- Capacità di affondare in modo flessibile ogni genere di situazione (Creatività): saper trovare soluzioni e idee originali, competenza che “contribuisce sia al decision making che al problem solving, permettendo di esplorare le alternative possibili e le conseguenze delle diverse opzioni”;
- Capacità di esprimersi (Comunicazione efficace): sapersi esprimere in ogni situazione particolare sia a livello verbale che non verbale “in modo efficace e congruo alla propria cultura”, dichiarando “opinioni e desideri, ma anche bisogni e sentimenti, ascoltando con attenzione gli altri per capirli, chiedendo, se necessario, aiuto;
- Capacità di comprendere gli altri (Empatia): saper comprendere e ascoltare gli altri, immedesimandosi in loro “anche in situazioni non familiari”, accettandoli e comprendendoli e migliorando le relazioni sociali “soprattutto nei confronti di diversità etniche e culturali”
- Capacità di interagire e relazionarsi con gli altri in modo positivo (Skill per le relazioni interpersonali): sapersi mettere in relazione costruttiva con gli altri, “saper creare e mantenere relazioni significative” ma anche “essere in grado di interrompere le relazioni in modo costruttivo”.
Nel “Libro Bianco” di J. Delors (crescita, competitività, occupazione: le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo) si sostiene che una delle cause fondamentali della disoccupazione tecnologica nei suoi connotati di fenomeno strutturale , è l’inadeguato livello dell’istruzione e della formazione professionale di fronte sia ai rapidi cambiamenti delle tecnologie sia alla sfida portata al sistema europeo della globalizzazione dell’economia.
Proprio attraverso l’istruzione, intesa come acquisizione di nuove mentalità e competenze e non soltanto come mera formazione, i manager possono essere in grado di affrontare e vincere in un mercato sempre più “liquido”. Quindi grandi doti di flessibilità tanto personale, quanto delle aziende dove loro si trovano ad operare.
Qual è quindi, tra le skills sopra indicate quelle che più si adattano al ruolo del manager ?
Probabilmente, per cercare di ottenere un manager ideale, esse devono essere tutte presenti, in varia modulazione. Potenziando e pertanto, avendone coscienza, i propri talenti. Compensando, con le migliori attitudini personali, le caratteristiche in cui i manager si sentono meno portati o dove hanno acquisito minore esperienza. Mettendosi in gioco, confrontandosi, non avendo paura di sbagliare ma, strutturandosi per individuare, tempestivamente, gli errori ed avendo la flessibilità e l’umiltà di tornare indietro nelle proprie decisioni.